A partire da quello che era un lotto vuoto, il progetto salda la relazione fra il tessuto del centro della cittadina e quello più disteso del periodo Liberty. Parte di quest’ultimo è anche lo stabilimento novecentesco della Manifattura Borgomaneri, di fronte al complesso, che insiste su via Roma.
I due edifici reinterpretano due tipologie diverse, caratterizzanti questi due tessuti urbani: rispettivamente la corte lombarda e la villa a corpo isolato. Coniugando questi due riferimenti tipologici, il lotto riesce nella difficile operazione di parlare un’unica lingua, “risolvendo la città per le persone” come dice Roberto Cremascoli di COR Arquitectos.
Via Roma è nel centro storico di Gallarate, collegandolo alla direttrice del Sempione. Proprio il ruolo urbano di questa specifica zona ha influito molto nella ricerca sulla qualità del progetto. Una ricerca di complessità, capace di sovvertire l’idea dell’edificio isolato, sottolineando invece i rapporti con il contesto circostante attraverso relazioni fisiche e percettive, percorsi e appunto direttrici.
Il progetto di Gallarate si arricchisce quindi della particolare attitudine dell’architetto portoghese ad analizzare le trasformazioni del tessuto urbano storico della città. Álvaro Siza, personalità più rappresentativa della cosiddetta “scuola di Porto”, e vincitore del prestigioso premio Pritzker nel 1992, ha un approccio moderno e originale ai progetti. Il suo stile viene spesso chiamato “modernismo poetico”, per la sua capacità di introdurre elementi creativi e soprattutto emotivi.